Recensione: La rondine di Guadeloupe di Ester Manzini

by - giovedì, aprile 19, 2018

Buon pomeriggio lettori, si aggiunge al team dello Scrigno Kei Catnip e le diamo il benvenuto pubblicando la sua prima recensione per noi. Il libro in questione non è recente ma siamo sicure che la sua recensione vi colpirà e perché no, vi invoglierà a recuperare questa lettura!





Guadeloupe, 1730. 

La vita tranquilla dell’isola e della guarnigione militare viene sconvolta dall’arrivo di una persona dall’identità ambigua. Mac è alla ricerca di Donatien, l’uomo che ha rovinato la sua vita e che ha ucciso sua madre e sua sorella.

Per avere la sua vendetta, dovrà fare affidamento su Martin e gli altri uomini della guarnigione, con i quali scoprirà i loschi traffici di Donatien e il suo oscuro legame con il governatore Tremaine. 

Tra inseguimenti, amori e botte da orbi, Mac potrà finalmente trovare la serenità e, forse, l’amore.


Chiudete gli occhi. Prendete un bel respiro. Voglio accompagnarvi tra le vie strette di una cittadina che si contende lo spazio con la giungla e la costa, nelle burrascose Antille. Di giorno Guadeloupe è un guazzabuglio di colori solari, dominio indiscusso dell’autorità, ma la sua anima è nera come la notte, sussurrando parole di vendetta all’orecchio di chi si è visto togliere tutto dalla vita. Lo sanno bene i protagonisti della nostra storia, messi l’uno sulla strada dell’altra in una bettola afosa e sporca.

Corre l’anno 1730. Una serata di bevute, già cominciata storta, prende improvvisamente una piega ancor più strana quando Martin e i suoi compagni d’armi sventano per un soffio un tentativo d’omicidio. La vittima, salvata per il rotto della cuffia, è un viaggiatore assai poco rassicurante che striscia via, furtivo come si è presentato. L’assassino, un’ombra sfuggente che trascina il trio di soldati in un frenetico inseguimento per i vicoli di Basse - Terre. Non può che trattarsi di un folle, si dicono. Una bestiola selvaggia, incattivita dalla sete di sangue. Eppure, una volta intrappolato, Martin e i suoi compagni si trovano per le mani un ragazzino troppo giovane per la forca, con gli occhi pieni di sofferenza e una feroce voglia di vivere. Quegli occhi che catturano Martin, convincendolo a graziare il giovane sconosciuto e a concedergli lo stesso dono che ha cambiato completamente la sua vita: una speranza.




«Mac, guardami.»


Lo fece. Occhi grandi, iridi di quello strano colore al confine con il verde, ciglia lunghe e così chiare da essere solo uno scintillio sul bordo delle palpebre. Martin deglutì e ricominciò.



«Vogliamo aiutarti sul serio. Io voglio farlo, e Auguste e Florent non mi lascerebbero mai solo in questo. […] Eppure hai cercato di uccidere una persona. E non parlo di me. Perché?»



Mac non ammiccò neanche una volta. Era strano sentirsi inchiodati da quell’espressione così seria e dura, così strana in un viso sottile.



«Per vendetta.»



Comincia così La Rondine di Guadeloupe, romance storico che mantiene tutte le aspettative create dal suo inizio rocambolesco, degno dei migliori racconti di cappa e spada. La narrazione serrata ci porta tra i pittoreschi scorci della cittadina di Basse - Terre, ambigua e pericolosa, e il torbido passato dei personaggi. Gli eroi de La Rondine, infatti, fronteggiano avversari ben più subdoli degli antagonisti, che pure non esitano a sfruttare le proprie ricchezze per nascondere i crimini. Sono i segreti a farli vacillare, richiudendo l’orizzonte del futuro in una bolla soffocante, apparentemente senza uscita. Dal severo Auguste, ligio al dovere al punto da rischiare di dimenticare l’affetto fraterno, alla mite e coraggiosa Jacqueline, che sopravvive disincantata in un matrimonio di convenienza; senza dimenticare poi Florent, con il cuore spaccato tra la lealtà verso i compagni di sempre e un amore impossibile e il tenace capitano Gaspard, in perenne contrasto con le figure corrotte dell’isola. Nessuno di loro è al sicuro da se stesso, eppure ognuno combatte come può con una sorte che vorrebbe schiacciarli.


“Era solo un fratello maggiore che a sedici anni aveva dovuto tenere le redini di una famiglia allo sbando. Aveva provato a fare del suo meglio per mettere tutto a posto: una madre amareggiata e rancorosa che portava ancora il lutto con dignità, un fratellastro strappato dai rischi di una vita da criminale e una sorellina accompagnata verso un buon matrimonio.

Patetico, lo aveva definito.


Aveva avuto ragione.”



Sono però Martin e Mac a rubare la scena, mentre i loro destini s’intrecciano pagina dopo pagina. Coraggioso e ruvido il primo, misteriosa e disperata la seconda, accomunati dall’intolleranza per ogni forma d’ingiustizia e da una storia personale che ha lasciato in sorte ad entrambi una rabbia cocente, mai sanata. Dove Martin sopporta ogni giorno la nomea di bastardo del defunto governatore, lottando con lo stigma che lo accompagna in quanto mulatto, figlio di una schiava, Mac si ribella ad una società che la vorrebbe vittima di un torto insanabile. Fuggita da una casa in fiamme, traccia la propria rotta in luoghi dove nessuna fanciulla di buon nome si sognerebbe di mettere piede, imparando a vestirsi e comportarsi da uomo per necessità. La libertà, purtroppo, ha preteso da lei un prezzo altissimo, marchiandola con cicatrici indelebili. Di terra in terra, la sua è un’esistenza solitaria, votata alla vendetta. Una caccia sanguinaria che pare l’unico rimedio, l’unica vera possibilità di trovare finalmente pace, e che tuttavia minaccia di strapparle gli ultimi brandelli di umanità.


“I ricordi tornarono, così vividi da farle sentire ancora la terra che si sbriciolava sotto i piedi mentre correva via, l’aria che le bruciava la gola e gli occhi, la vergogna e il terrore e l’immensa, soffocante colpa per quella fuga. Una fuga senza meta che non era riuscita a fermare, odiandosi ad ogni passo.”


Le difficoltà tra loro non mancano. Serve tenacia per farsi strada sotto la corazza che Mac ha costruito intorno a sé, proprio come occorre armarsi di santa pazienza per vincere la cocciutaggine di Martin. La comprensione vicendevole è la corda di salvataggio che porta ad avvicinarsi questo scatenato duo. Due anime che hanno conosciuto tanta violenza si avvicinano e si sfiorano, cercandosi progressivamente con tanta delicatezza da mettere in luce tutta la loro fragilità.
La loro è una continua lotta per perseguire la giustizia in un mondo dove le iniquità umane paiono avere la meglio su ogni valore. Una corsa a perdifiato verso l’agognata salvezza — una luce che, inconsapevoli, hanno sempre portato dentro al cuore.


“Sei coraggioso. Affascinante, vanitoso, testardo, irruento. Con un cuore così grande da potermici rannicchiare dentro, al sicuro. Potresti capire, e questo mi terrorizza.”


Uno scenario mozzafiato per una rosa di personaggi forti, memorabili, cui è impossibile non affezionarsi fin dalla prima battuta; desideri e destini avversi, contrappuntati da una penna altrettanto abile. Lo stile di Ester Manzini, infatti, non pecca mai di descrizioni esagerate. Non fa naufragare la fantasia del lettore sullo scoglio dei dettagli storici, né tantomeno lascia che i personaggi scadano nel banale, regalando a ciascuno profondità, insicurezze, piccole gioie e battute coinvolgenti. Le svolte più tragiche del loro passato sono scelte oculate e ben strutturate, ben lontane dall’apparire sforzati, vuoti colpi di scena atti a scioccare il lettore. Dall’inizio alla fine del romanzo, l’autrice ci accompagna in punta di piedi a scoprire l’isola e le dinamiche interazioni del suo piccolo cast, ma sempre con il giusto margine di libertà che permette di tuffarsi a capofitto in ogni singola scena, vivendo la storia con incredibile chiarezza e respirando appieno l’atmosfera di Guadeloupe.


«Se la mettiamo così mi fai passare la voglia di essere diplomatico!» gridò al tetto. Dalla finestra si affacciò un vecchio armato di vaso da notte. Martin alzò le mani e indietreggiò.

«Soldati di Sua Maestà,» disse. «Ci scusiamo per il disturbo.»


Un romanzo consigliato a chi piace trattenere il fiato insieme ai propri beniamini fino alla fine, a chi ha sempre sperato in un’eroina femminile audace come D’Artagnan (ma decisamente più pragmatica e meno sprovveduta!) e a chi si è stufato degli ingessati e perfetti scenari storici che talvolta sviliscono questo genere di così difficile riuscita.

Siate pronti a tutto: la Rondine de Guadeloupe è pronta a farvi solcare le rotte più turbolente, ma non temete — alla fine, ci sarà un nido sicuro a cui tornare.

5 stelle su 5

A presto,
Kei.


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